LUCE E COLORE NELL’OPERA PITTORICA DI PIETRA BARRASSO
Recensione di Alberto Mirabella
Atelier Pantheon
Wedding Fashion Show 2020
Grottaminarda 22 settembre 20192
“Tout court” si può asserire come in tutta l’opera pittorica dell’Artista Pietra Barrasso la luce costituisca il fulcro determinante e significativo. Il termine “luce” come si può ben vedere è iterato in maniera frequente come nella serie I fasci di luce in cui traspare la forza descrittiva e penetrante della luce che permea e valorizza la descrizione iconica nella sua policromia.
Si osservino dovutamente questi tre dipinti perché da essi traspare la capacità di Barrasso di affidare alla luce una finalità unica e singolare: quella di suscitare nell’osservatore la sensazione di una luce che dall’esterno si proietti sull’immagine, ma, in realtà a ben vedere, si tratta di una luce intrinseca all’opera che mette in risalto particolari che altrimenti sfuggirebbero.È la luce che rende visibili le cose. Nella preistoria, la scoperta del fuoco ha consentito l’arte parietale nelle grotte e nelle caverne profonde. La questione della luce nella pittura come nella fotografia, è essenziale per quanto concerne il cristallizzare un’emozione.Nella maggior parte delle religioni, il principio della divinità è associato a una potenza radiante, spesso assimilata al sole.La luce è una sorta di essenza divina. In questo quadro L’adorazione di Philippe de Champaigne (1602-1674) l’oggetto dell’adorazione è anche la fonte di luce che irradia in direzione dei protagonisti della scena.
In Cespugli di vita vediamo come la luce dia alle opere il dovuto valore e tutta la rappresentazione ha una luminosità coinvolgente e totale:
I colori sono sempre scelti con cura e nel dipinto non mancano mai punti significativi i illuminati ad artem.
Ne I colori dell’anima la pittrice sa permeare sulla tela le emozioni insite nel proprio animo che, vanno dal dilemma esistenziale, all’introspezione, all’attesa, allo scorrere del tempo, all’inno alla vita. Siamo cos’ di fronte ad un modus pingendi che non si limita a mere descrizioni attinte al mondo esterno, bensì l’Artista evidenzia bene ciò che tormenta il proprio animo.Pietra Barrasso ci fa pensare, per tanti aspetti, a Paul Klee (1879-1940) il quale ha sempre affermato che “l’arte non ripete le cose visibili”, che l’oggetto è morto quando entra in campo la sensazione, che la bellezza dell’arte, che pure non è disgiunta dalla bellezza naturale, si realizza sempre nella rappresentazione figurativa e non si riferisce all’oggetto. L’arte, come ci dimostra fortemente Pietra Barrasso, è creazione non imitazione. In Lei la sensazione destata dall’oggetto annulla nella trasfigurazione poi l’oggetto stesso e la figurazione si appunta a simbolo. La realizzazione è solo possibile con i mezzi figurativi – linea, colore, luce; e la ricerca, l’affinamento, il perfetto adeguamento è un lavoro cosciente, è consapevolezza sul fondo del sentimento. L’arte se è ispirazione è anche mestiere, che ben conosce la nostra pittrice, infatti sa destreggiarsi con maestria in tutte le7tecniche pittoriche, frutto di studi seri all’Accademia di Belle Arti di Napoli.Perché è solo con la padronanza dei mezzi tecnici he la nostra artista può raggiungere la completa espressione di sé, dar forma alle intuizioni, alle associazioni che balenano nel processo costruttivo di un’opera d’arte. Barrasso non parte, come il profano, da una forma definita; ma da una forma che si va a mano a mano costruendo lungo un costante processo creativo: “Vede al posto dell’immagine determinata dalla natura, l’unica immagine essenziale, quella della creazione, la genesi” (Γένεσις ghènesis ).L’arte è movimento “sogno, idea, fantasia; essa è da prendere in seria considerazione soltanto quando si unisce a mezzi figurativi adeguati per formare una unità totale”. Tutto ciò che vive nel segreto dell’artista deve divenire visibilità “unire visione del mondo ed esercizio puro dell’arte”.In tutta l’opera pittorica barrassiana prevale è sempre la LUCE l’elemento dominante, pregnante e caratterizzante, che troviamo sino alle ultime realizzazioni. Sono a volta quadri di grandi dimensioni che ti lasciano incantato e quasi ti blocchi davanti ad esse e ti chiedi come l’Artista abbia saputo esprimere così mirabilmente “a quel modo che ditta dentro”.L’ultima produzione artistica a Capua (aprile 2019), a Roma presso la Biblioteca Casanatense (maggio 2019) e ad Avellino al Circolo della Stampa (giugno 2019) costituiscono una sorta di visioni: vediamo chiazze di colore giustapposte, sovrapposte, unite in complessi figurativi, in figurazioni rilevate con un gioco di chiaro e di scuro – e tutto preceduto da un tono fondamentale che permane qua e là sull’intera superficie. Le combinazioni, il comporsi, l’intrecciarsi e il movimento dei segni è dato dall’energia insita in essi che si spiega e configura in immagine. Il colore con la LUCE penetrando nella trama grafica la esalta, esalta la linea; modulando dal bianco al nero, dal giallo come i tulipani; ed è la luce dà una forte luminosità al colore. La LUCE dopo essere stata rappresentata in tutte le sue modalità, ha creato un dibattito tra gli artisti che l’hanno fatta irrompere nelle loro opere in modo fisico e naturale. La luce ha perso il suo simbolismo mistico o religioso, materializzando il divino, per rendere finalmente il suo ingresso immateriale ma quasi tangibile, trionfante nell’arte.
Pietra Barrasso ha fatto della LUCE una condicio sine qua non in tutta la sua arte come anche in quella sacra, dove la luce ci consente di “saper vedere” (Matteo Marangoni) e osservare dovutamente l’opera:
Si osservino gli occhi dei personaggi, sono essi elementi che emergono con forza, e si veda come la luce crei un’espressione9intensa ed emozionante. Perché alla fine un’opera raggiunge il suo scopo prioritario quando desta un’autentica emozione!Ed è solo in tal modo che l’autentico artista può dire di aver trasmesso una vera comunicazione. E sì perché l’arte non è solo linguaggio ma una forma specifica di comunicazione.Chiudiamo questa recensione con una lirica di Giuseppe Ungaretti sulla LUCE:Dove la luce (1930) di Giuseppe UngarettiCome allodola ondosa / Nel vento lieto sui giovani prati / Le braccia ti sanno leggera, vieni. / Ci scorderemo di quaggiù, / E del mare e del cielo, / E del mio sangue rapido alla guerra, / Di passi d’ombre memori / Entro rossori di mattine nuove / Dove non muove foglia più la luce, / Sogni e crucci passati ad altre rive, / Dov’è posata sera, / Vieni ti porterò / Alle colline d’oro. / L’ora costante, liberi d’età, / Nel suo perduto nimbo / Sarà nostro lenzuolo.La capacità pittorica (ars pingendi) di Pietra Barrasso è quella di sapere andare al di là del tradizionale dipinto, perché la sua poliedricità le consente di realizzare inserti figurativi su organza e seta per abiti da sposa che sono un unicum. Così come si evince dalle immagini: in questi abiti nuziali traspare una maestrìa non disgiunta da particolare originalità che ci fanno vedere l’abito nuziale, dipinto a mano, con una visuale inusitata molto affascinante e deliziosa. I dettagli pittorici creano un abito personalizzato e giustamente qualcuno li ha chiamati “abito-quadro” e il “Maestro” Pietra Barrasso anche qui non smentisce la sua sensibilità, fantasia artistica e padronanza tecnica!
Salerno 24 giugno 2019
Grottaminarda 22 settembre 2019
Alberto Mirabella, saggista – critico letterario e d’Arte.