Intervista all’artista Pietra Barrasso di Aurora d’Errico
Buongiorno e ben venuta nel mio salotto virtuale.
Grazie di cuore per il gentile invito.
Come nasce Pietra Barrasso artista?
Sin dai primi anni di vita mi sono appassionata a vedere mamma Claudina che disegnava i passerotti e le rondini su fogli di quaderno, per lei era un gioco che serviva ad intrattenere me, mia sorella e i miei quattro fratelli, mentre in me si radicava un’intima passione del disegno e il desiderio di far volare lontano quei passerotti, ed io con loro.
Lei è stata allieva del Maestro Corpora, in che modo pensa di essere stata influenzata nelle sue opere dal suo Maestro?
L’incontro con il Maestro Antonio Corpora del quale sono diventata allieva è servito per affinare le tecniche pittoriche. L’affiancamento della tecnica, infatti, mi induce molto spesso a produrre una tipologia di opere che, per la magia luministica dei colori, i critici mi hanno attribuito il soprannome di “Maestro della luce”.
Ha al suo attivo oltre 1250 Personali di pittura e più di 720 Collettive d’Arte. Cosa rappresenta l’arte per lei?
L’artista si trova in una piena maturità e con grande originalità trasporta sulla tela quelle colate di luce, quelle cascate luminose che sono ponte fra la nostra spiritualità e l’ambiente che ci circonda che noi iniziamo a scoprire davvero quando lo facciamo interagire con il “mondo parallelo” che è dentro ciascuno di noi.
Si definisce più una pittrice figurativa o astrattiva?
Il periodo della storia più vicino a me e dove mi identifico è l’oggi. Con l’esperienza e gli studi del passato, vivo il mio tempo come artista del METAFORMISMO ACTION ideato dalla studiosa Prof. Giulia Sillato; dopo 20 anni di studi, ricerche ed esperienze in campo, oggi è possibile ripercorrere il tracciato mentale dell’artista cercando di individuare e interpretare la ricchezza formale con cui, di solito, si presenta un’opera non figurativa.
Il Metaformismo è un’eccellenza culturale italiana. Un nuovo conio e una nuova storia dell’arte che si preparano a rivoluzionare gli orizzonti critici del futuro in cui si rileggono i movimenti artistici moderni e contemporanei attraverso la centralità concettuale della forma.
Marcel Proust scrisse: “Il viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”.
Molte sue opere sono proprietà di Enti Istituzionali in Italia e all’estero. Ricorda la sua prima mostra estera? Cosa ha provato nel rappresentare il suo Paese all’estero?
Sì, ricordo molto bene, sembra ieri era il 1985 una Personale di pittura al City Hall di Boston, un’emozione grandissima.
Attualmente sta lavorando a qualche suo nuovo progetto?
Un progetto nato nel 2017 ma sempre in continua evoluzione che sto portando avanti è la “Panchina Rossa d’Arte”, una farfalla dipinta d’azzurro, simbolo di lealtà e idealismo, risalta su uno sfondo di colore rosso fuoco che è proprio della passione e dell’amore, ma anche del dolore, dell’aggressività e del sangue delle tante donne vittime di violenza, mentre il fascio di luce che la attraversa rappresenta il segno della “speranza per un domani migliore”.
Tra le sue numerose opere, qual è quella che meglio la rappresenta e perché?
L’opera che mi rappresenta pienamente è l’opera “Luce”.
La luce non ha barriere. La luce trasmette luce, è apertura alla vita, è comunione tra i popoli e culture, verso un mondo nuovo, universale.
Catturare quella luce che è l’anima del mondo e fonte della nostra energia, è stata sempre una tematica che ho privilegiato. Essa mi porta alla conoscenza dell’universo: la luce è abitata ad essa corrispondono suoni e vibrazioni. La luce deve invitarci a migliorarci, ad essere noi stessi, persone autentiche, la luce è la verità della vita.
Per lei l’arte è rappresentazione della realtà oppure reinterpretazione della realtà con tanta immaginazione?
È una affascinante dialogo tra realtà e sogni che si confondono nello spazio diventato fluido che fissa ed accoglie sensazioni, emozioni, dilatazioni sottili della memoria, velature che sprigionano la misteriosa magia di quella luce che s’infiltra nell’anima di chi sensibile ai valori dello spirito, è teso a godere della bellezza.
Se avesse la possibilità di tornare nel passato con la “macchina del tempo”, quale artista famoso le piacerebbe incontrare e perché?
Ritornerei con enorme gioia nel 1992, anno del mio trasferimento a Roma dove ho avuto l’opportunità di incontrare molti grandi Maestri storicizzati da Antonio Corpora, Aligi Sassu, Orfeo Tamburi, Ernesto Treccani e tanti altri che oggi sono il mio bagaglio di esperienze artistiche e di vita.
Crede che dopo questa “emergenza Covid” che ha stravolto le nostre vite, ci potrà essere di nuovo la rinascita anche per il mondo dell’arte?
Certamente, adesso più che mai l’Arte assume un’importanza d’impatto mondiale per la trasmissione di un messaggio di speranza e positività alla società.
Cosa vuole augurare ai nostri lettori?
Auguro ai nostri lettori che la luce possa presto tornare a riempire le nostre vite e la nostra quotidianità, che la speranza del ritorno alla normalità si trasformi velocemente in certezza. Abbiamo il compito di colorare nuovamente la vita di tutti noi.
Grazie di cuore per essere stata ospite nel mio salotto virtuale e mi auguro di poter essere presente in una delle sue prossime mostre, appena tutta questa emergenza virus sarà finita.
Aurora d’Errico
Pietra Barrasso